Costruire la città della gioia

Su ali d'aquila

Domenica 03 settembre 2023 • I dopo il Martirio di Giovanni


Il desiderio del profeta Isaia è il desiderio di ogni uomo e donna di ogni tempo, il desiderio di una città veramente felice. Una città della gioia, dove regna l’abbondanza, dove regna la valorizzazione di tutti, nessuno escluso. Una città dove non c’è pianto, lamento, divisione, ma dove si vive della gioia di vedere il gaudio di ogni vivente, di ogni terra, di ogni essere umano!

Quale è la strada per contemplare, per vivere questa città, questa Gerusalemme tanto desiderata dal terzo Isaia? San Paolo nella lettera agli Efesini ci ricorda tre vie che ognuno di noi dovrebbe vivere: la bontà, la giustizia e la verità. La bontà cioè la capacità di accostarsi ad ognuno senza pregiudizio, deponendo anche il proprio io, per lasciare splendere davanti a me la promessa che è quella persona e il suo bene! La giustizia, cioè la capacità di condividere il bene, perché ognuno lo possa godere. La verità, cioè la capacità di discernere il vero bene, ciò che conta veramente.

Queste tre vie che fanno parte della nostra storia possono essere vissute in maniera diversa. C’è chi le cerca, ma poi si mette nell’angolo delle sue comodità, dei suoi piaceri, sta lontano dai problemi. E’ il caso di Erode, che cercava di vedere Gesù, di capire chi era questo nuovo Giovanni che destava scalpore in Galilea. Eppure questo cercare non smuove Erode, anzi. Erode preferisce rimanere nel suo dubbio, nella sua domanda, preferisce stare nella chiusura interiore del suo io, ubriacato dal potere e da uno sguardo miope sulla realtà. Le folle, invece, ci suggeriscono un altro atteggiamento. E’ l’atteggiamento di chi cerca veramente il Signore, si mette in cammino per gustare la sua presenza. Ed è interessante il luogo dove trovano Gesù: non in una piazza pubblica, non in una via trafficata, ma in un luogo in disparte, in un luogo cioè dove possono veramente intrattenersi con Lui, mettersi in ascolto, fare domande, porre le preghiere personali. In un luogo dove possono sperimentare la presenza affettiva del Maestro, la sua umanità che ha il sapore della bontà di Dio.

Questo luogo fa comprendere cosa è il Regno: il Regno è il popolo di chi cerca il Maestro e lo trova, sperimentando la sua presenza come consolazione e speranza. Il Regno, la città della gioia si costruisce non semplicemente mettendo tutto l’impegno che si vuole, tutte le proprie forze, ma sperimentando questa presenza viva di Dio, questa presenza viva del Padre che si rivela nel Figlio. Stando davanti a Lui, davanti ai suoi gesti carichi di umanità, la nostra umanità trova la sua vocazione da figlia, trova la sua chiamata a saper costruire quella gioia che è attenzione all’uomo che solo Dio ha e continuare a donare all’uomo, nonostante le sue continue deviazioni.

La prima città della gioia che quindi forse dobbiamo riscoprire è proprio la cura della nostra vita spirituale, la cura di quella preghiera che dall’Eucarestia celebrata insieme nel suo Amore continua a trarre frutti e spunti che rilanciano la vita, che non la schiacciano nelle fatiche del quotidiano. La prima città della gioia è il nostro cuore che se cresce nella continua ricerca di Cristo allora sarà una piccola colonna che insieme ad altre costruisce l’umanità vera, una umanità attenta all’uomo e al suo cammino, una umanità capace di custodire una luce che sgorga dall’accoglienza di Dio nella nostra vita.

Possiamo allora così comprendere il significato delle parole con la quale s. Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato:

Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!

[…] Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!

Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!

Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
 

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